Castello di Stenico: un affascinante maniero e i suoi tesori, fra il lago di Garda e le Dolomiti di Brenta.
Arroccato su un dosso roccioso da cui si domina la conca delle Giudicarie Esteriori, il castello di Stenico è un simbolo del potere dei Principi Vescovi di Trento in questa regione.
Menzionato per la prima volta nel 1163, in un documento d'infeudazione, quando il principe vescovo di Trento Adelpreto concede in feudo ai fratelli Bozone e Ottone una casa eretta sul dosso del castrum di Stinigo, termine che identifica probabilmente un insieme di fortificazioni allestite per la difesa degli abitanti dei villaggi circostanti, il castello divenne sede del capitano, funzionario vescovile a cui era affidata l’amministrazione del territorio.
L’importanza di Castel Stenico lo espone spesso alla mercé delle minacce esterne: nel 1267 viene infatti conquistato da Mainardo II del Tirolo, che lo conserva fino al 1295. Tornato in mano vescovile, viene assaltato ed espugnato durante una rivolta contadina nel 1318, fomentata forse dagli Arco, da tempo interessati ad espandersi verso Stenico. Dopo ogni episodio bellico il castello viene restaurato e talvolta ampliato, soprattutto nel corso del XV e XVI secolo: grazie alla costruzione del palazzo hinderbachiano, voluta dal principe vescovo Giovanni Hinderbarch, e alla realizzazione di raffinati cicli pittorici voluti da Bernardo Cles, il castello acquisisce i tratti tipici delle residenze rinascimentali.
Nel corso del XIX secolo, sotto il dominio austriaco, ospita l’Imperial Regio Ufficio delle Imposte, mentre durante la Grande Guerra viene adibito a caserma. Col passaggio del Trentino all’Italia diviene sede della pretura e in seguito caserma dei carabinieri, finché nel 1973 passa sotto la competenza del Provincia Autonoma di Trento.
Nel corso dei secoli ha subito diversi rimaneggiamenti, i Principi Vescovi con più spiccata personalità sono intervenuti ampliandolo, modificandolo, abbellendolo e oggi appare un complesso articolato e composito.
All’esterno si presenta ancora come una fortezza medievale severa e imponente, mentre all’interno decorazioni scultoree e pregevoli affreschi gli conferiscono l’aspetto di elegante residenza. Reca la firma dei più importanti Principi Vescovi, quali Federico Vanga, Giorgio di Liechtenstein, Giovanni Hinderbach e, soprattutto, Bernardo Cles, una delle figure più importanti della storia trentina, uomo di potere e raffinato mecenate.
Gli ambienti sono oggi elegantemente arredati con raffinati mobili, intagliati e intarsiati, pregevoli dipinti, armi bianche e da fuoco, antichi utensili d'uso quotidiano in rame, in ferro e in legno, provenienti dalle collezioni del Castello del Buonconsiglio.
Dettagli del castello:
PRIMO CORTILE: Superata la cinta muraria esterna, si accede al Primo Cortile su cui si affacciano edifici di epoca diversa:
il Palazzo di Nicolò, realizzato nel XII secolo su preesistenze altomedioevali da un discendente di Bozone, il primo signore ad aver ricevuto in feudo il castello dal principe vescovo di Trento nel 1163;
il Palazzo di Levante e l’Edificio Nuovo, realizzati su strutture medioevali nell’Ottocento dagli Austriaci, quando l’edificio, ormai in decadenza, fu destinato a sede degli Uffici dell’Impero Austro Ungarico per il controllo del territorio;
il Palazzo Nuovo costruito nel XIII secolo sotto il principato di Federico Vanga.
PALAZZO NUOVO: Oltrepassato il portale sormontato dall’elegante loggia rinascimentale si accede al secondo cortile e da qui al Palazzo Nuovo. È un austero edificio in pietra ingentilito da eleganti bifore e trifore ad arco, risalente ai tempi del principe vescovo di Trento Federico Vanga (inizi XIII sec.).
A pianterreno la cupa e suggestiva Sala del Giudizio era destinata all’amministrazione della giustizia del territorio; una sopraelevazione della sala doveva infatti ospitare i giudici.
L’ambiente è illuminato unicamente da feritoie che denunciano l’originarioa destinazione difensiva dell’edificio.
Al piano superiore, raggiungibile da un’imponente scala esterna, l’ampia e luminosa Sala del Consiglio era invece un ambiente di rappresentanza del castello. Un affresco del Quattrocento, con le figure di Carlo Magno, del patrono di Trento san Vigilio e del principe vescovo Adelpreto, narra simbolicamente la storia del territorio concesso dall’Impero Germanico ai signori trentini.
TORRE DELLA FUNE: Nell’antica torre, che si innalza accanto al Palazzo Nuovo, era ricavata una prigione: sul pavimento una botola era l’unico ingresso per la cella sottostante dove i prigionieri erano condannati a morire di stenti. Nelle vicinanze è visibile la cisterna per la raccolta dell’acqua piovana, che consentiva l’approvvigionamento idrico al castello.
LA CASA VECCHIA XII-XIV sec: Sull’antica casa murata, prima proprietà vescovile all’interno del castello, si sviluppa l’edificio voluto dal Principe Vescovo Giorgio von Liechtenstein alla fine del XIV secolo e il cui aspetto originario è documentato nella rappresentazione del mese di gennaio nel celebre Ciclo dei Mesi affrescato in Torre Aquila a Trento.
A pianterreno sono visitabili le cantine, suggestivi ambienti voltati oggi destinati all’esposizione di una ricca collezione di chiavi e serrature dall’epoca medioevale all’Ottocento; al primo piano, raggiungibile attraverso il Palazzo Hinderbach, è l’antica cucina con la grande cappa, arredata con mobili e utensili in rame e in legno; al secondo piano la Sala dei Medaglioni, così denominata per l’elegante decorazione pittorica cinquecentesca in cui Allegorie e personificazioni di Virtù si affacciano da finti oculi, opera di un raffinato pittore al servizio del principe vescovo Bernardo Cles.
PALAZZO HINDERBACH: Addossato alla Casa Vecchia, il palazzo fu costruito nel 1477 dal Pincipe Vescovo di Trento Giovanni Hinderbach, il cui stemma campeggia sopra l’ingresso.
Un’elegante scala, in cui si alternano scalini in pietra rossa e bianca, conduce alla Sala dei Putti, decorata da un fregio pittorico rinascimentale, e da qui, passando per l’antica cucina, alla Stanza del Vescovo, ambiente intimo dotato di un curioso “gabinetto a scomparsa”.
Al piano superiore la Sala del Camin Nero, abbellita da un fregio rinascimentale con scene di battaglia, prende il nome dall’imponente camino in pietra nera di Ragoli.
Le decorazioni pittoriche risalgono agli interventi voluti da Principe Vescovo Bernardo Cles, committente a Trento del rinnovamento urbano e della costruzione del sontuoso Magno Palazzo.
PALAZZO VECCHIO: Sul lato meridionale del Secondo cortile, accanto alla Torre dei Birri, si innalza un edificio risalente alla seconda metà del XII secolo e rimaneggiato nei secoli successivi.
Gli ambienti del pianterreno ospitano la collezione di manufatti in ferro battuto; al piano superiore, raggiungibile attraverso la loggia cinquecentesca e la Sala delle Guardie, la Sala dei Fiori è abbellita da fregi pittorici floreali risalenti al Quattro e Cinquecento.
LA CAPPELLA DI SAN MARTINO: I restauri eseguiti negli anni Ottanta hanno riscoperto uno straordinario ciclo pittorico (una rara e significativa testimonianza della pittura romanica in Trentino, inizi del XIII secolo) nella cappella, un ambiente risalente all’epoca carolingia (VIII sec) e successivamente inglobato nella costruzione del Palazzo di Nicolò. La cappella ha origini altomedioevali (metà dell'VIII sec.) suggerite dal ritrovamento di tre lastre di pluteo, di due frammenti di pilastrini, di un frammento di arco e di quattro frammenti lapidei inediti: la fondazione longobarda è d'altra parte confermata anche dalla dedicazione a San Martino, il santo restauratore della fede cattolica presso i Longobardi.
Al Castello si accede da una ripida stradina che arriva a un ripiano circondato dal bosco, detto Prà del Castel. Il luogo era chiamato già nel Medioevo, Dos de Prey o di Pré, "dove pubblicamente si rende Ragione".