Per evitare l’estinzione ormai imminente della specie, nel 1996 il Parco ha avviato il progetto di reintroduzione Life Ursus. Tra il 1999 e il 2002 sono stati rilasciati 10 esemplari di orso bruno, che si sono ben adattati al nuovo ambiente di vita e hanno dato origine ad una popolazione che oggi consta, sulle Alpi Centrali, di circa 50 esemplari.
L’accresciuta presenza dell’uomo sul territorio alpino ha avuto l’effetto di condannare l’orso bruno al declino numerico. La ricerca di nuovi spazi per le attività agricole e zootecniche e il conseguente disboscamento hanno infatti condizionato e compromesso la distribuzione del plantigrado. A tali fattori ambientali si è sommata, a partire dalla seconda metà del 18° secolo, la persecuzione diretta nei confronti della specie. Un vero e proprio sterminio imputabile in parte a motivazioni di tipo economico ed in parte a fattori emotivi. L’orso, animale forte e per alcuni aspetti simile all’uomo, occasionale predatore di animali domestici, divenne un vero e proprio nemico della società. Per il suo abbattimento venivano attribuite ricompense in denaro e stima da parte della collettività.
Perseguitato con ogni mezzo per secoli, l’orso rimase confinato in una ristretta area del Trentino occidentale, che a protezione del plantigrado, divenne il Parco Naturale Adamello Brenta. In pochi decenni, la situazione è cambiata in modo significativo. Ora l’orso è riconosciuto come una specie di grande valore ecologico e culturale.
E parlando di sterminio dell'orso bruno, non possiamo non menzionare un personaggio controverso che ha trascorso gran parte della sua vita a cacciare gli orsi del Parco.
Ha un che di leggendario questo personaggio nato il 19 aprile 1819, a Strembo, Valli Giudicarie.
Tanto per farci subito un’idea del personaggio: se potessimo raccontare a Luigi Fantoma la tragicomica storia del ripopolamento degli orsi nei boschi trentini, lui si farebbe una delle sue grasse risate e, naturalmente, non ci crederebbe. Lui, il più grande cacciatore d’orsi che la storia del Trentino ricordi, trasalirebbe a sentir parlare di “protezione animali” e di comitati anti-caccia. Non solo perché della caccia all’orso egli aveva fatto una ragione di vita, ma probabilmente perché nelle vene anziché sangue gli scorreva un fiume di polvere da sparo.
Luigi Fantoma è stato uno dei personaggi di rilievo della Valle, conosciuto per la sua abilità di cacciatore, in particolare di camosci e orsi, di cui pare ne abbia abbattuti circa 50, ricevendo lauti compensi dallo stato austriaco.
Fantoma aveva prestato servizio militare per ben 10 anni nel prestigioso corpo dei Kaiserjaeger dell'esercito imperiale austriaco e dopo il ritorno dalla leva militare, non trovando più nel paese i vecchi amici e parenti, si ritirò a vivere in Val Genova insieme alla moglie, la bionda Giovanna, in località Ragàda. Per le sue battute di caccia si spingeva nei boschi e sulle alte rupi, dove pochi avevano il coraggio di salire, a quei tempi. D’estate la Val Genova, era meta di nobili austriaci che lì organizzavano escursioni e battute di caccia sull’Adamello. Fantoma divenne quindi una delle loro guide preferite, ed è in questo modo che conobbe, tra gli altri Julius Payer, Albrecht Wachtler, addirittura la regina Vittoria di Germania, che lo vuole incontrare personalmente. Fu inoltre d’aiuto proprio a Julius Payer, sia durante la prima esplorazione del massiccio Adamello-Presanella, come guida, sia durante la creazione della prima carta topografica della zona."
Luigi Fantoma lascia la vita terrena, il giorno 30 settembre del 1896, a settantotto anni, ancora nel pieno delle forze. Basti dire soltanto che due anni prima (a 76 anni!) è salito nientemeno che in cima all’Adamello.
E poi c’è un fatto. È stato un sogno ad annunciargli la morte. Un sogno in cui si vede in una cassa da morto, circondato da tutte le prede che ha cacciato in vita sua, mentre, in corteo, cantano inni a Nostro Signore per ringraziarlo di averli liberati da quel grande terribile cacciatore. Lo stranissimo corteo si snoda attraverso l’Italia, verso Roma, dove in Campidoglio è prevista la sepoltura.
La bionda Giovanna, invece, verrà sepolta a Strembo, alla vigilia di Natale del 1903, sotto ad una lapide che così recita: “Fantoma Giovanna di Strembo, vedova del fu Re di Genova”.
Ma quanti animali cacciò esattamente Luigi Fantoma nel corso della sua lunga vita? Basandoci su una testimonianza di suo pugno, del 22 luglio 1885, in cui Luigi Fantoma scrive di aver ucciso il suo quattrocentesimo camoscio. Egli aveva l’abitudine di tenere un puntiglioso registro delle uccisioni e delle catture. Grazie a quanto ci ha lasciato scritto, apprendiamo di un incontro con un signore tedesco che gli domandò se avesse ucciso altri animali e quanti. Ebbene Fantoma pare declinasse a memoria il seguente elenco: circa 380 camosci, circa 150 lepri, più di 60 martore, circa 200 scoitattoli, più di 400 francolibi, 17 orsi, 30 volpi, più di 80 tassi, 18 marmotte, 180 galli cedroni, 6 anatre, circa 40 piccioni selvatici, 9 falchetti, 2 aquile, 30 “begalli”, 50 faine, 20 cortunici, 5 poiane, un gufo imperiale e 9 gallinelle.
Si tenga conto che Fantoma dettò questi numeri agli inizi degli anni Ottanta e che visse e cacciò la bellezza di altri sedici anni…