In un piccolo paese come Vigo Lomaso è situato il più completo esempio architettonico di Pieve Rurale del Trentino: chiesa, battistero, casa canonica con rustico e cimitero.
L'importanza di questo centro storico pievano confermata dai reperti archeologici rinvenuti negli scavi adiacenti la Chiesa sul lato est, sta negli evidenti segni dell'epoca del Bronzo finale (1300-1200 a.C.), dell'epoca del Ferro (900 a.C.) e dell'epoca romana fino al periodo longobardo carolingio, dall'arte romanico-gotica a quella rinascimentale.
L'antico Vigo Lomaso era situato su un dolce pendio sopra l'attuale Pieve con un luogo di culto precristiano, probabilmente collocato in adiacenza del battistero. Esso era un insediamento romano molto organizzato: ne danno valida testimonianza le quattro iscrizioni del II secolo d.C., le imponenti mura che affiorano nel prato sottostante la Pieve, pietre tombali ed altre con fregi di quell'epoca.
Che la pieve fosse molto antica lo si sapeva già, ma le prove circa le origini in buona misura mancano. La sua esistenza è documentata nelle carte d’archivio a partire dal 1207, quando le pievi sono una realtà già radicata da tempo nel Trentino. Chi della pieve di Lomaso si è occupato è tuttavia concorde nel ritenerla molto più antica, poiché sono stati ritrovati resti di epoca altomedievale relativi a opere scultorei di arredo liturgico. Risalgono almeno alla prima metà del secolo IX, il periodo in cui le conquiste di Carlo Magno ormai hanno definitivamente segnato fine dei regni barbarici e il ritorno stabile delle popolazioni in una condizione di relativa pace, che porta la gente a riprendere fiducia, ad abitare e riportare a nuova attività le località più adatte alla vita agricola e commerciale. In questo contesto anche il Lomaso riesce a concentrare i propri sforzi in un luogo di grande prestigio, costruendo un edificio nei pressi di Vigo che ebbe il rapido privilegio di diventare il centro, una pieve.
Il termine deriva da plebs: in essa era compresa tutta la popolazione che vive in un determinato distretto con in comune, centro di riferimento religioso, uno specifico edificio di culto comunitario. Tutti – nobili, piccoli proprietari, braccianti, contadini, servi, sparsi in luoghi anche lontani – si trovavano nella pieve per la messa festiva e per i principali sacramenti, che nella pieve e solo nella pieve erano impartiti: battesimo, matrimonio e, ma in forma più allentata, sepoltura. A sostenerla erano le offerte cristiane e i proventi di una parte dei prodotti agricoli (le decime), ma anche donazioni di beni fondiari: ecco perché le pievi con il tempo esercitano sia un ruolo religioso sia economico. Ma una più attenta analisi evidenzia una realtà ancora più composita.
La pieve è anche un insieme di edifici, che, in quanto casa di Dio, si esprime con la forza delle architetture in solida pietra, mentre attorno case e abitazioni erano in massima parte di legno. Per questo la chiesa di Lomaso, come moltissime altre, presentava una massiccia ossatura in pietra e la sua costruzione era opera degli artigiani migliori.
In secondo luogo, la pieve è il centro dove si organizza e da dove si irradia la cura d’anime che obbliga tutti i fedeli a convergere e qui a riunirsi in questo punto.
Da questo in parte deriva un terzo aspetto: quello giurisdizionale in rapporto a un territorio dipendente, con beneficio e diritto su terre, beni e concessioni che il pievano governa e amministra riscuotendo decime e profitti che rendono la pieve un centro di capacità economica. Il pievano dunque esercitava in un ruolo articolato e riverito nella comunità: di governo spirituale, di autorità morale su tutta la comunità, di gestione un patrimonio fatto di donativi e alimentato da sostanziose entrate.
Il complesso pievano di San Lorenzo affonda le radici nel medioevo, ma imprecisa resta la data di fondazione. Tuttavia è generalmente considerato come uno dei più antichi della diocesi per alcuni rinvenimenti di epoca paleocristiana e altomedievale e per il singolare fonte ottagonale che lo contraddistingue. Della sua esistenza si ha tuttavia prova scritta solo dal 1207, quanto la struttura appare già importante e attrezzata con una struttura collegiale di sacerdoti, a cui è affidata la cura d'anima dei diversi centri che caratterizzano il Lomaso. A governarla sono influenti personaggi dell'epoca di Federico Vanga e di Aldrighetto da Campo, membri del Capitolo delle Cattedrale di Trento e ricordati come arcipreti a cui, forse, si deve la committenza stessa degli edifici, con le loro strutture in solida pietra e le dimensioni molto notevoli degli apparati. Elementi che rendono il luogo egemone nel paesaggio storico delle Giudicarie, ancorché determinante del suo stesso ordinamento che tutt'oggi si coglie in modo pieno. Notevoli e caratterizzati da lunga durata dopo la fondazioni risultano, infatti, gli elementi originari, sopravvissuti integri con i principali elementi costituitivi: chiesa, battistero, canonica, rustici.
La chiesa parrocchiale di San Lorenzo sorge su una strada romana. Inizialmente a tre navate con capriate in legno (1000-1100) e con probabile nartèce (specie di vestibolo dove si trattenevano i catecumeni durante la parte eucaristica della Messa). Esistono pietre lavorate di epoca anteriore che testimoniano l'esistenza di una chiesa già nel VII secolo; ad esempio alcune pietre del portale sono dell'epoca longobarda. Verso il 1300-1350 il soffitto, dapprima in capriate in legno, fu costruito in muratura con linee gotiche e all'esterno in robusti contrafforti. Nel 1497 viene allungata verso est la nuova abside, ed infine, nella prima metà del XVI secolo essa è ampliata di altre due navate, con l'apertura delle due porte minori sulla facciata. Successivamente vengono aggiunte due cappelle laterali. Nonostante gli altari marmorei del XVIII secolo, l'armonia degli stili è molto indovinata. Unica stonatura sono gli affreschi di Carlo Donati (1924), soprattutto nell'abside. Nello stesso anno venne tolta la cantoria in legno sopra la porta principale e demolito l'organo a 36 registri, costruito nel 1828 e risistemata la facciata esterna della Chiesa.
Annesso alla Chiesa il Battistero ottagonale, del XII secolo circa. Probabilmente già costruito precedentemente con la Chiesa paleocristiana del VII secolo. È l'unico Battistero esistente nel Trentino; purtroppo nella prima metà del XVI secolo, quando la Chiesa divenne a cinque navate, il battistero fu sopraelevato. Già dal 1424 era stato trasformato in Cappella della Confraternita dei Disciplini o Flagellati. Per la Chiesa fu costruito un bel fonte battesimale datato "1519" che ripete la forma ottagonale del Battistero. Nel 1924 fu restaurato in parte; nel corso dei lavori di restauro è stato possibile rilevare il livello del vecchio pavimento in creta, degradante verso il centro fino a una profondità massima di un metro rispetto al livello perimetrale. Cavità che evidentemente richiama il battesimo per immersione.
All'interno del Battistero la decorazione sottostante all'altare di stile longobardo del VII secolo, rinvenuta durante i lavori di restauro del Battistero nel 1924, l'altare a Portella tardo gotico portato qui dalla chiesetta di San Martino di Lundo nel 1925 prima che la stessa crollasse, nonché l'altare quadrangolare risalente al III secolo raffigurante un ignoto personaggio armato rinvenuto lungo la strada romana sopra il muro del cimitero nel 1970 durante gli scavi per l'acquedotto ed altri coppi ed aree ritrovate nelle adiacenze del complesso e risalenti all'epoca romana.
Il campanile già presente nel XII secolo seppur più piccolo e più tozzo dell'attuale, forato a due livelli da bifore e trifore con cuspide conica. La costruzione dell'attuale struttura risale al 1893.
Di fronte all'entrata principale della Chiesa si trova la Casa Canonica (Domus canonica). Era il luogo vicino alla Chiesa dove i chierici conducevano vita comune. I chierici avevano il compito di servire la Chiesa e di celebrare la messa qui e nei paesi vicini. Inoltre nella casa canonica si trovava la scuola degli aspiranti al sacerdozio.
Poche canoniche conservano una mole così importante di documenti e teche di pratiche e vertenze. Il 1° volume dei Nati con l'anno 1539; il 1° volume dei Matrimoni con il 1567; il 1° volume dei Morti con il 1645. Adiacente alla canonica, il rustico, dove venivano riposti gli attrezzi agricoli, le scorte e la legna da ardere.
Di fianco al battistero c'è il Cimitero nel quale sono sepolti anche due illustri personaggi della zona: don Lorenzo Guetti (1847-1898) di Vigo Lomaso, fondatore della Cooperazione trentina e il dott. Giovanni Battista Mattei (1754-1826), nativo di Campo Lomaso, , fondatore e donatore delle Terme di Comano ai poveri delle tre Pievi della valle: Lomaso, Bleggio e Banale.