Con i suoi 15 chilometri di sviluppo la Val d'Algone è una delle più vaste valli del Parco Naturale Adamello Brenta e la maggiore, dopo la Val di Tovel, dell'intero Gruppo Brenta; nonostante la millenaria frequentazione umana, grazie all'asprezza del paesaggio conserva ancora luoghi selvaggi e solitari.
La Val d’Algone si trova nel Parco Naturale Adamello Brenta, nel settore meridionale del Gruppo di Brenta. Tra le valli più selvagge, inizia dalla forra di Ponte Pià, a nord delle Giudicarie Esteriori, e termina al Passo del Gotro 1847 m, che la collega con Valagola. È percorsa dal Rio Algone e sul fondovalle una strada carrozzabile porta fino a malga Movlina.
Risale verso settentrione delimitata da versanti fittamente solcati da vollecole laterali fino a raggiungere la zona di Malga Movlina (1803 m.) e Passo Bregn de l'Ors (1836 m.), oltre il quale si trova Vallagola e punto di partenza per risalire ai XII Apostoli e al Doss del Sabion.
Il fianco sinistro della vallata coincide con gli ultimi contrafforti delle Dolomiti di Brenta, un complesso di impressionanti cime che raggiungono le massime elevazioni nella Cima Vallon (2935 m.), Cima Forcolota (2504 m.) e Castello dei Camosci (2538 m.).
Il fianco destro invece confina con la Val Manéz: Monte Tov (2032 m.) La Petta (2054 m.), Monte Iron (1865 m.).
Quasi ovunque predominano calcari e dolomie, ma nell'alta valle affiorano anche antiche arenarie e rocce del basamento cristallino ricche di quarzo, sfruttati in passato per la produzione di vetro.
Alla valle si accede dal Ponte del Lisan (603m.), la sua parte inferiore è profondamente incisa dal torrente Algone e delimitata da ripidi e altissimi versanti, interrotti da rupi e ricoperti da pinete e boscaglie di carpino nero, intervallati da qualche bella faggeta. Il paesaggio è particolarmente selvaggio, solo qualche casupola nei piccoli prati ritagliati lungo il corso d'acqua.
La strada prosegue nei boschi di abeti e faggi fino al Prà del Ban, attraversando vari ponti (Carner, Limandos, della Sega). Oltre il ponte di Carner (1005 m.), il profilo della valle si addolcisce, l’orizzonte si apre e il paesaggio si fa tipicamente alpino. Pascoli circondati da fitti boschi, con le tipiche baite e malghe, sopra le quali si innalzano le cime del Brenta. Al rifugio Ghedina 1120 m potete vedere i ruderi di una antica vetreria del 1700.
Infatti, ricollegandoci alla storia dello sfruttamento della valle, non possiamo non notare, appena ci addentriamo nella zona prativa del fondovalle, i ruderi dell'antica vetreria con la sagoma slanciata della ciminiera. L'altissimo camino a sezione quadrangolare è la parte più vistosa della fabbrica del vetro, un vero e proprio monumento di archeologia industriale. La prima vetreria entrò in funzione nel 1793, nella zona del Vallon. Nella Glashütte (fonderia del vetro) veniva prima utilizzato il quarzo proveniente da una cava nei pressi di Massimeno e qui trasportato a dorso di mulo attraverso il Passo del Gotro. In seguito fu spostato più in basso, dove si vede oggi, e veniva impiegato il quarzo dei filoni presenti sul versante destro della valle. La fusione del quarzo e la successiva lavorazione del vetro richiedeva un'enorme quantità di legna da ardere, tanto che in pochi anni questo tratto della Val d'Algone venne completamente disboscato. All'inizio dell'800 la vetreria impiegava una ventina di persone ed era l'unica in Tirolo a produrre lastre di vetro che, portate in casse a dorso di mulo fino a Riva del Garda e poi fatte viaggiare sul lago, raggiungevano la Pianura Padana. La produzione di lastre, bottiglie nere e campane di vetro continuò con qualche incertezza iniziale e nei primi decenni dell'800 tenne impegnate più di 100 persone, tra minatori, tagliaboschi, addetti ai forni e conducenti di muli. Nel 1855 venne devastata da un incendio, che segnò l'inesorabile declino dell'ingegnosa attività.
Sul pianoro presso Malga Vallon (1210 m.), si affaccia l'imbocco del Vallon, ampio e ripido solco, che risale le vette dolomitiche in un austero paesaggio di rupi, ghiaioni e mughete. Più oltre la valle raggiunge la sua testata e una comoda strada sterrata risale tra i boschi fino ai pascoli di Malga Movlina (1803 m.), una delle malghe più belle del Trentino: un balcone straordinario che spazia dal Brenta all'Adamello sorvolando tutta la Val Rendena.
Malga Movlina è ancora attiva e dalla metà di giugno alla metà di settembre il malgaro, seguendo i tradizionali riti della monticazione, vi porta le mandrie a pascolare libere nei prati in quota, ricchi di erbe e fiori che conferiscono al latte (e quindi a burro e formaggi) profumi e sapori unici. Tradizionalmente, infatti, l’attività di alpeggio prevede che, durante il periodo estivo, i bovini allevati dalle aziende di fondovalle vengano trasferiti sui pascoli delle malghe.
Accanto alle bovine di “Pezzata Rossa Italiana”, “Bruna Italiana” e “Grigio Alpina”, che ben si adattano al pascolo, osserviamo anche un'altra razza: la “Rendena”, razza autoctona caratterizzata da una spiccata rusticità. Il pascolo costituisce una condizione ideale in termini di benessere animale, di conseguenza in malga possiamo sporadicamente osservare la presenza di un'altra razza bovina meno adatta all’alpeggio, quali per esempio la “Frisona Italiana”.
Ma a Malga Movlina potrete trovare una vera fattoria, accanto alle mucche pascolano, infatti, anche le capre, le pecore, le galline e i cavalli.
Di fronte a questo panorama, vi sembrerà quasi incredibile che la quieta e amena prateria della malga sia stata teatro di uno scontro sanguinoso ed epico per il possesso dei pascoli. Una radicata tradizione popolare vuole però che proprio su questi prati, alla "Pozza della Battaglia", si sia svolto nel 1155 il famoso "Giudizio di Dio", un combattimento destinato a risolvere le lunghe controversie per la proprietà dei pascoli. Le due parti contendenti, la comunità della Rendena e quella del Bleggio, miserro in campo ciascuna il proprio campione, che si scontrarono in un duello risolutore. La vittoria toccò al campione del Bleggio e ancor oggi tutta la Val d'Algone, appartiene, quale frazione distaccata, al Comune di Comano Terme.
La maniera cruenta con cui vennero risolte queste controversie, è chiaro indice dell'importanza capitale, nella povera economia di montagna, rappresentata dell'allevamento del bestiame, che non poteva prescindere dalla disponibilità dei pascoli.
Da Malga Movlina potete proseguite fino al Passo del Gotro (sentiero n. 354) e poi al Passo Bregn de l’Ors, 1836 metri. Da qui si può raggiungere il Rifugio XII Apostoli in Val Nardis (sentiero n. 307), scendere nell’incantevole Valagola (sentiero n. 324), oppure salire verso il Doss del Sabion (sentiero n. 357).
Dal punto di vista naturalistico la Val d’Algone presenta una straordinaria ricchezza di specie arboree, arbustive ed erbacee. La fauna è varia e può godere di ampi spazi incontaminati. Potete osservare i caprioli nel fondovalle o ai limiti delle numerose radure, i camosci sulle pendici più rocciose e impervie della Valle. In Val di Sacco spesso riecheggiano i fischi della marmotta e non è raro avvistare l’aquila reale. Dal punto di vista geologico, la Val d’Algone mette in contatto le rocce cristalline dell’Adamello-Presanella e quelle calcaree del Gruppo di Brenta. Nelle due valli secondarie Vallon (sentiero n. 359) e Val di Sacco (sentiero n. 341) potete ammirare paesaggi selvaggi e impervi.